Il 25 novembre, come ogni anno, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un giorno in cui si ricordano tutte quelle donne vittime della possessione, dell’insicurezza, della crudeltà, della violenza, della convinzione che il genere maschile sia superiore a quello femminile, vittime di uomini che dovevano semplicemente amarle. Eppure, a pochi giorni da questa giornata, si contano 106 donne uccise dall’inizio di quest’anno, tra cui Giulia Cecchettin, ragazza di soli 22 anni, uccisa a coltellate dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta, a pochi giorni dalla sua laurea. In molti, definiscono questi uomini dei “mostri”, ma i “mostri” in realtà, così come ha detto anche la sorella di Giulia, Elena, sono “l’eccezione”, un qualcosa distante da noi, i mostri sono quelle persone che escono dai canoni considerati “normali” ad oggi nella nostra società, ecco perché tutti questi uomini, in realtà, non sono dei “mostri” ma sono un esempio, un riflesso, di una mentalità patriarcale, di cui permane traccia nella società, di quella mentalità che promuove gli stereotipi di genere, di quella mentalità che promuove la cultura dello stupro, di quella mentalità per cui, quando la donna va a denunciare una molestia subita, le viene chiesto com’era vestita o quanto era ubriaca, perché in quel caso “se l’è cercata”, di quella mentalità per cui il 70% delle donne italiane, secondo i dati raccolti da “Save the children”, hanno subito molestie, di quella mentalità per cui si cerca ancora in ogni maniera possibile di dare la colpa alle donne per essere state uccise, per essersi fidate delle persone sbagliate, per non aver notato i campanelli d’allarme, per non aver denunciato prima, per essersi vestite in quel modo e aver così “provocato” l’uomo, per non essere scappate, per non averli lasciati; mentre gli uomini responsabili vengono definiti “bravi ragazzi”, come Filippo Turetta che, a detta del suo avvocato, “la amava e le preparava anche i biscotti”. La verità è che tutti questi uomini non hanno la minima idea di cosa significa la parola “amore”, poiché l’amore non ti controlla ossessivamente, l’amore non causa lividi sulla pelle, l’amore non ti toglie la vita, l’amore non è minaccia né violenza, l’amore non ti insulta, l’amore non ti fa avere paura, non ti fa sentire in pericolo, l’amore non ti impedisce di raggiungere i tuoi obbiettivi e di realizzare i tuoi sogni, ma ti incoraggia a perseguirli. 

Il 25 novembre è una giornata importante e significativa, ma finché ci saranno ancora uomini che credono di avere il diritto di togliere la vita a una donna, finché ci saranno ancora uomini che credono di aver il diritto di toccare una donna senza il suo consenso, finché ci saranno ancora uomini che credono di poter seguire una donna fino a casa, o che credono che fischiare a una donna sia un complimento piacevole, finché noi vivremo in questa società, il 25 novembre rimarrà soltanto una giornata importante, ma che viene dimenticata a partire dal giorno seguente per far poi ricominciare il ciclo di abusi e molestie che le donne sono costrette a subire ogni giorno.

Miriam Marongiu, IV D Liceo classico