Da quando i Talebani sono tornati al potere, per le donne, in Iran, è iniziato un vero e proprio incubo: donne in carriera, lavoratrici, studentesse, si vedono private dei propri diritti, della propria vita. Donne che ormai non hanno più nemmeno il diritto di scegliere come sistemare i propri capelli. É il caso di Mahsa Amini, colpevole di non indossare correttamente il velo e per questo trascinata in carcere e percossa a sangue dalla “polizia morale” tanto da causarle dei traumi celebrali che l’hanno portata alla morte.
Mahsa però è solo una delle tante donne che muoiono per la libertà, per un tentativo coraggioso di non sottomettersi a tali soprusi. Diverse donne in segno di protesta indossano colori sgargianti e portano indietro il proprio velo per lasciar uscire fuori qualche ciocca di capelli, pagando a caro prezzo il proprio desiderio di libertà. Tutte noi la mattina, prima di uscire di casa, ci guardiamo allo specchio per sistemarci i capelli, un semplice ed istintivo gesto della nostra quotidianità che per queste donne invece è diventato un reato la cui pena si paga a prezzo della vita. Fortunatamente però gli uomini non hanno accolto con indifferenza la protesta così sono scesi in piazza per far sentire la loro voce, insofferenti di vedere le loro madri, figlie o sorelle morire sotto un governo spietato. I talebani ovviamente cercano di soffocare il tutto con la forza e la violenza, pur nella consapevolezza che non si tratti più di una semplice rivolta, ma di una rivoluzione che ha già coinvolto ben 161 città e 31 province del Paese. In Iran ormai è terrore, gli agenti sparano anche a distanza ravvicinata sui manifestanti e i medici curano segretamente i feriti, per paura che capiti loro la stessa sorte. In meno di tre mesi sono morti 488 manifestanti, tra cui 68 bambini. Due manifestanti, in particolare, appena ventenni, sono stati impiccati per “moharebeh”, ovvero per “inimicizia contro Dio”. Ma siamo proprio sicuri che Dio voglia tutto questo? Mettiamo fine a questi scorrimenti di sangue, mettiamo fine a queste ingiustizie, poiché già troppe vite innocenti sono state spezzate.
Alice Campus, IV D liceo classico