21 Feb
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A Scano di Montiferro, piccolo paese della provincia di Oristano, con il trascorrere del tempo, la tradizione di una tipica maschera sarda locale sembrava ormai accantonata e quasi dimenticata, fino al carnevale del 1994 in cui è stata riportata alla luce. Si tratta de S'Ainu Orriadore, una sorta di figura mitologica avente sembianze animali, di asino o vitello che emetteva grida strazianti, orulos, e versi simili al ragliare dell'asino, che in sardo è detto orriare e da qui deriva il nome della maschera. 

Secondo la tradizione popolare camminava per le vie del paese trascinando dietro di sé dei terribili catenacci e chiunque incrociasse il suo sguardo sarebbe stato ossessionato eternamente da questa figura demoniaca: il solo modo per liberarsene era posare la propria mano su qualche altra persona al momento della visione, trasmettendo così la maledizione. La leggenda varia a seconda dei racconti, alcuni credono che si presentasse quando qualcuno stava per morire e fosse l'incarnazione del demonio che voleva impossessarsi dell'anima dello sfortunato. 

La maschera è strutturata in maniera molto particolare: la parte più rappresentativa, da cui prende spunto anche il logo dell’associazione che si occupa della sua salvaguardia, è quella che ricopre il viso, detta carruga, realizzata con bacino animale, prevalentemente di vacca. La veste, lunga fino a metà gamba, è detta zimarra ed è realizzata con pelle d'ariete bianca, i pantaloni sono in velluto nero. Vi sono anche degli elementi aggiuntivi che ne accentuano la spettralità, tali elementi sono le campane, sonazzas, le catene, cadenas e infine il bastone, fuste. Un altro elemento caratteristico è l'utilizzo de su tintieddu: una tinta che viene cosparsa sul viso e sulle mani di chi indossa la maschera ma viene anche utilizzata per tingere il volto di chi assiste alle sfilate o alle manifestazioni. 

S'Ainu Orriadore, tra mito e passione, lascia ogni anno sbalordite e affascinate tantissime persone che si lasciano coinvolgere dalla tradizione sarda, ricca di misteri e meraviglie... Tra risate, brullas, ovvero scherzi, e un pò di terrore si porta avanti un'antica tradizione che da generazioni i cittadini scanesi continuano a tenere viva.

Alice Campus, IV D Liceo classico

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