ARRESTO SHIVA: CAUSE DELL’ACCADUTO E CONSEGUENZE PER IL RAPPER DI CORSICO

Nella mattinata di giovedì 26 ottobre il rapper Shiva, alias Andrea Arrigoni, è stato arrestato con la principale accusa di tentato omicidio ma non solo, le altre accuse sarebbero il porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose, ma per fare più chiarezza ripercorriamo la vicenda.

Il tutto è avvenuto lo scorso 11 luglio nei parcheggi della casa discografica dello stesso Shiva, situata in via Cusago a Settimo Milanese. Il filmato delle videocamere di sicurezza documenta l’arrivo di un SUV nero che parcheggia nel cortile dell’edificio, a bordo sono presenti tre ragazzi, tra cui il rapper di Milano Ovest. Mentre l’artista scende dall’auto spuntano di punto in bianco tre ragazzi vestiti di nero muniti di passamontagna (anch’esso nero), a seguirli un altro ragazzo vestito di bianco, apparentemente più piccolo, pronto a filmare l’aggressione. Shiva, accortosi della presenza degli aggressori, scappa verso l’edificio per poi tornare con un’arma da fuoco in mano e sparare almeno quattro colpi di pistola, uno ritrovato per terra, altri due conficcati nella macchina e l’ultimo nella gamba di uno dei due feriti. La causa dell’accaduto pare sia dovuta agli screzi tra lo stesso Shiva e il rapper di San Siro Rondodasosa, alias Mattia Barbieri, infatti pare che gli aggressori fossero amici di quest’ultimo e che il tutto sia frutto di un’azione ben pianificata. Il giorno successivo alla sparatoria, Shiva ha pubblicato una storia su Instagram con su scritto “non giocate con il fuoco, se avete paura di bruciarvi”. Se l’imputazione dovesse rimanere questa il trapper, ora detenuto nel carcere di San Vittore, rischierebbe non meno di 7 anni solo per tentato omicidio anche se, ricorrendo a riti alternativi, con eventuali attenuanti, potrebbe far diminuire la condanna. Dato che Shiva ha sparato alle gambe, potrebbe affermare che non c’era l’intenzione di uccidere, riducendo così notevolmente la pena. Inoltre il rapper potrebbe ricorrere all’attenuante della legittima difesa, di cui però probabilmente non si terrà conto dato che in quel caso temeva un pestaggio e non di essere ammazzato. La sentenza definitiva verrà emessa presso il tribunale di Roma dal Giudice penale Valerio De Gioia. 

Andrea Benigni, III D Liceo classico