15 Mar

Il Signor Taylor si voltò e vide davanti a sé Connor, colui che si occupava di dirigere le finanze dell’A.T.U.I. Egli era un giovane ragazzo che grazie alle sue capacità matematiche era riuscito in poco tempo a fare carriera; stravagante sia nello stile che nel carattere, si presentava a lavoro con abbigliamenti pieni di colore e spiccava tra i suoi colleghi grigi e neutri; riguardo all’atteggiamento, in base alla situazione, passava da ragazzo allegro e pieno di pessime battute alla figura del freddo contabile come tutti gli altri. Taylor lo vedeva come un nipote ma anche come un valido lavoratore e per questi motivi doveva parlargli dei suoi dubbi. Il Signor Taylor iniziò la conversazione con un saluto e disse: “Sai Connor, ti stavo cercando perché, esaminando alcuni documenti riguardanti la produzione, mi sono imbattuto in un macchinario che riesce a fare il mio lavoro. Pensi che questo possa mettere a rischio il mio futuro lavorativo ?” Connor, sorpreso e infastidito dalla domanda del Signor Taylor, ripose a tono e lo liquidò con queste parole: “Tranquillo, le finanze dell’A.T.U.I. sono controllate e regolate dal reparto contabile, tu pensa alle idee per produrre”. Taylor, indignato, stava per voltare le spalle e andar via ma quando vide Connor prendere il telefono si nascose per origliare. La conversazione non sembrò offrirgli indizi rilevanti per la sua ricerca e così riprese il cammino lungo i grandi corridoi dell’associazione.

In realtà aveva fatto un grande errore a non ascoltare la telefonata perché conteneva un indizio fondamentale per capire le cause e risolvere il minaccioso scenario davanti a sé: le luci che illuminavano la città di Molis iniziarono lentamente a spegnersi fino a quando Taylor non guardò con i suoi occhiali l’ultima luce che si spegneva. Aveva una sola domanda nella sua testa: cosa ha causato questo disastro?

Francesca Stellato, I D Liceo classico

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