26 Aug
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                          La scultura si trova a Modolo. Fotografia della prof.ssa Piras

“Caro papà, io sono invecchiato, tu non mi riconosceresti più come quel bambino che la mamma ti raccontava allora”. Questo è solo l'inizio di ciò che scrive Giuliano Gramsci al suo adorato padre Antonio. 

All'età di ottant' anni Giuliano si è  deciso di liberare i suoi pensieri, di esprimere tutto se stesso: i suoi sentimenti, le sue emozioni, e di raccontare tutto in un libro dal titolo “Papà Gramsci. Il cuore nelle lettere”, affidato alla scrittrice Anna Maria Sgarbi. Tutto quello che avrebbe voluto dire a suo padre in un'intera vita, ma che purtroppo non gli fu concesso. Così  ha deciso di scrivere delle lettere. Venti per l'esattezza, tutte indirizzate a suo padre. Attraverso queste missive, Giuliano fa emergere un racconto “immaginato”, in cui descrivere di essere sempre fiero e orgoglioso del suo papà, nonostante non abbia potuto vivere con lui, giocare con lui. Questo non perché Antonio fosse morto. 

No! 

Era in carcere!

Giuliano, come la madre Julia, aveva la passione per la musica, passione che avrebbe voluto condividere con il padre. In queste lettere emerge una figura del politico e del pensatore molto diversa da quella che conosciamo, molto umana, più intima. Giuliano non ha potuto godere del privilegio di avere il padre vicino a sé come i suoi coetanei, ma lo ricorda leggendo le lettere che scrisse alla madre Julia dove gli chiedeva dei due figli: Diego e Giuliano. Lo conosce attraverso le fotografie in bianco e nero, oggi un po' ingiallite e scolorite dal tempo. Il desiderio di abbracciarlo, sentire la sua voce, o semplicemente vederlo, cresceva ogni giorno di più, ne avvertiva l'ansia per il fatto di non averlo conosciuto. 

Mi ha colpito in particolare una sua lettera dove ricorda di quando, da piccolo, alla domanda che spesso gli facevano dove fosse finito suo padre, lui rispondeva così: “ Il mio papà è fuori per lavoro, all'estero! Imparai questa frase a memoria papà, così facevo tacere tutti coloro che cercavano di mettermi in imbarazzo! Mi sentivo fiero e orgoglioso del mio papà e del suo misterioso e importante lavoro che lo tratteneva all'estero per tanto tempo.” Il padre, per Giuliano,  è stato la sua ossessione più grande, non riusciva proprio  a mandare giù che questo “grande diritto” gli fosse stato negato. Giuliano Gramsci, un uomo circondato da un' aura di umiltà, capì la tragedia che anche suo padre Antonio e tanti altri padri hanno vissuto o vivere: “quella di essere stati privati di vivere con la propria famiglia.
                                             Natalia Mocci 4I Alberghiero.                                 

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