06 Nov
06Nov

C’è qualcosa che può giustificare o sminuire la violenza di genere?

Evidentemente sì, dato che qualche giorno fa un uomo torinese, che nel 2022 ha aggredito — anzi, sfigurato — l’ex moglie, è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti e condannato solo a diciotto mesi di reclusione con l’accusa di lesioni. E perché? 

Per una semplice ragione: il giudice ha più volte giustificato l’uomo, affermando che l’atto — cioè il massacro durato sette minuti, compiuto dopo aver appreso la notizia della volontà dell’ex moglie di proseguire la separazione e aver saputo che lei viveva con il suo nuovo compagno — non sarebbe stato il frutto di «un eccesso d’ira immotivato e inspiegabile, ma uno sfogo riconducibile nella logica delle relazioni umane». Il giudice ha aggiunto che il marito, o ex marito, andava compreso perché era stato vittima di un torto. Come se non bastasse, la donna è stata inoltre definita poco attendibile riguardo all’accusa di maltrattamenti, perché secondo il giudice il suo discorso va preso «con estrema cautela, poiché è portatore di macroscopici interessi», solo per il fatto che lei ha chiesto all’ex un risarcimento di centomila euro, non potendo più lavorare a causa dei danni riportati nell’aggressione. 

Quindi, una donna con ventuno placche di titanio nel viso, che ha dovuto subire per anni violenze di ogni tipo — sia fisiche sia psicologiche— non è attendibile; anzi, risulta come una persona che ha ingigantito fatti considerati «normali in una vita di coppia», solo per motivi economici. Affermazioni di questo genere non si dovrebbero più sentire, dopo tutti gli anni di lotte da parte delle donne per acquisire i propri diritti. 

Stiamo andando avanti o tornando indietro? 

Sentendo vicende simili, mi viene da rispondere che stiamo tornando indietro— o meglio– non siamo mai andati avanti. E mi chiedo se valga veramente la pena denunciare fatti di questo genere, perché, in ogni caso, l’aggressore viene giustificato e diventa la vittima, mentre la donna, da vittima, diventa la vera colpevole di tutta la vicenda, come in questo ennesimo episodio di ingiustizia verso le vittime della violenza di genere. 

Adesso, qual sarà il prossimo passo indietro? 

Torneremo al delitto d’onore, quando il tradimento giustificava l’omicidio di una donna? 

Oppure ci sarà una vera svolta nella lotta contro la violenza di genere? 

A queste domande risponde questa frase di Helga Schneider, che lascia un barlume di speranza in mezzo a tanta amarezza: «La violenza sulle donne è antica come il mondo, ma oggi avremmo voluto sperare che una società avanzata, civile e democratica non nutrisse le cronache di abusi, omicidi e stupri».

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