21 May
21May

A inizio dicembre 2023 alla nostra classe è stato proposto un progetto di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento) che ha come obiettivo quello di promuovere l'apprendimento di valori come la solidarietà e il bene comune. Abbiamo conosciuto meglio alcune realtà di difficoltà e povertà, grazie all'incontro con i Servizi Sociali di Bosa e con la Caritas della diocesi di Alghero-Bosa. 

Abbiamo visto che la povertà esiste, anche se a volte non emerge alla luce del sole, e assume diverse forme. Una di queste, incontrata durante lo studio di un canto della Divina Commedia, ci ha incuriosito e interessato. Si tratta di una forma di povertà scelta, volontaria, che ha riguardato, in particolare, l'ambiente religioso durante il basso Medioevo ad opera degli ordini mendicanti. Precedentemente, la povertà era vista come il distacco volontario dalle ricchezze materiali, sebbene queste fossero solo di carattere personale e mai comune. Per esempio, pur separandosi dai loro beni materiali, molte comunità di monaci possedevano sempre più abbazie. Queste ricchezze non venivano mai spese a vantaggio degli ultimi, con il rischio anche di allontanarsi da quello che era il messaggio del Vangelo. 

Ai giorni nostri la povertà assume un ruolo diverso, grazie alla concezione che ha avuto di essa una figura religiosa rivoluzionaria: San Francesco d'Assisi. San Francesco era figlio di un ricco mercante di stoffe, Pietro Di Bernardone, la cui attività aveva successo persino in Francia. Durante la sua adolescenza, Francesco era un ragazzo come tutti gli altri: si divertiva alle feste con gli amici e indossava abiti stravaganti realizzati con le stoffe  pregiate del padre. All'età di ventiquattro anni si rese conto che la sua felicità non stava nella vita mondana, che aveva sempre condotto, ma accanto agli ultimi e a chi aveva bisogno di aiuto. Perciò si spogliò di tutto ciò che aveva e lo donò ai poveri, per mettersi a loro servizio e a quello di Dio. 

A tale proposito, con l'insegnante di italiano abbiamo letto il canto XI del Paradiso della Commedia di Dante, nel quale egli affronta il tema della povertà descrivendola come una donna "a cui, come a la morte,/ la porta del piacer nessun diserra” e a cui Francesco "coram patre le si fece unito;/ poscia di in dì l'amò più forte”. Ecco qual è il nuovo ruolo della povertà: Francesco la considera come un'opportunità per vivere una vita segnata da un senso di gioiosa ricchezza interiore e che, cacciata ogni avidità, si manifesta come dono verso il prossimo. Quindi non è più solo sinonimo di dolore, incertezza o inadeguatezza, come avrebbe potuto essere per gli uomini del Medioevo o come sarebbe per tutti noi, che viviamo oggi. Molte persone, infatti, la considerano come qualcosa da tenere lontano e di cui vergognarsi invece di venire incontro a chi ne ha bisogno e prendersene cura. Grazie all'esperienza fatta alla Caritas, ci siamo resi conto cha la povertà è molto più vicina a noi di quanto pensiamo e dunque può essere considerata da noi come opportunità per andare incontro ai più bisognosi e metterci al servizio del prossimo. La Caritas è animata dai volontari, che ci hanno insegnato a prenderci cura degli altri senza giudicarli per la loro condizione e ci hanno dato un esempio molto bello, perché anche loro, come Francesco, hanno rivolto uno sguardo in più verso chi ha bisogno, donando loro il proprio tempo. Una cosa che abbiamo imparato durante questa esperienza di PCTO è che le ingiustizie ci sono e ciò che aiuta a superarle sono i semplicissimi gesti d'amore, che poi, alla fine, così semplici non sono. Grazie Caritas...

Marika Mocci e Paola Piras, 3 D Liceo classico


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