02 May
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Forse non tutti sono a conoscenza del terribile capitolo che ha segnato la storia di noi sardi: stiamo parlando della strage avvenuta il 12 e il 13 luglio del 1911 nella Piazza Incoronazione di Itri, cittadina del Lazio.

Tutto ebbe inizio quando migliaia di sardi furono “reclutati” per la costruzione della direttissima Roma-Napoli. In questo frangente le esigenze lavorative spingono alcuni sardi ad abbandonare la propria terra per poi ritrovarsi vittime dei forti pregiudizi, radicati ormai da tempo, da parte non solo della popolazione ma persino delle autorità locali.

La strage iniziò il 12 sera, giorno di consegna della quindicesima, quando un lavoratore sardo venne aggredito. Ciò scatenò una rissa molto accesa, trasformandosi in una vera e propria caccia ai sardi che terminò solo il giorno successivo con alcune vittime. Tra le ragioni principali della strage vi furono sicuramente l’avversione contro il popolo sardo e i pregiudizi, ulteriormente fomentati dalla camorra, dopo che i sardi si erano rifiutati di pagare il pizzo. 

In seguito all'eccidio i sardi si rivolsero ad un avvocato che non esitò a prendere le loro difese, portando il caso in tribunale. Il governo rispose arrestando 60 Itriani accusati di aver partecipato alla strage. Allora come oggi i tempi della giustizia italiana determinarono la posticipazione al 1944 del processo che si concluse con il ritiro di tutte le accuse. Questa strage venne insabbiata per ben 75 anni, il governo non solo voltò le spalle ai sardi non intervenendo, ma fu parte attiva di questo massacro. I nomi delle vittime assassinate sono: Zonca Giovanni di Bonarcado, Antonio Baranca di Ottana, Antonio Contu di Jerzu, Antonio Arras, Efisio Pizzus, Giovanni Marras di Bidoni, Giuseppe Mocci di Villamassargia, Giovanni Cuccuru di Silanus, Sisinnio Pischedda di Marrubbiu, Baldasarre Campus di Birori, Giovanni Battista Deligia di Ghilarza.

Questo pezzo di storia può essere un motivo di riflessione, infatti, dimostra come il razzismo abbia sempre accompagnato la vita degli uomini, fomentando odi, divisioni e guerre. Nel XXI secolo gli atteggiamenti pregiudiziali verso il diverso non trovano ancora fine, la nostra storia, il nostro passato dovrebbero averci insegnato qualcosa ma l’attualità degli ultimi anni, con il problema delle immigrazioni, e di questi giorni, con la questione dell’accoglienza dei profughi della guerra in Ucraina, dimostra che abbiamo ancora un lungo cammino da percorrere per liberarci da un pesante fardello che ci rende ancora un popolo, per certi versi, privo di civiltà.

Aurora Oro e Chiara Silva Ledda, III D Liceo classico

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