Dall’11 al 15 aprile scorso, noi ragazzi del Liceo “G. A. Pischedda” di Bosa abbiamo fatto un viaggio in Sicilia, non solo per ammirarne le bellezze naturalistiche o conoscerne la storia, ma per provare a comprendere quello che è stato l'aspetto più negativo e tragico della società siciliana: la mafia.
La mafia occupa un posto rilevante nella storia dell'Italia contemporanea: tra gli anni Ottanta e Novanta sono avvenuti gli assassini di alcuni rappresentanti dello Stato, come Falcone e Borsellino, e l’uccisione di meno noti, ma altrettanto importanti, giudici, poliziotti, carabinieri, politici, giornalisti, imprenditori. Questi fatti hanno generato una reazione di condanna e di riscatto, specialmente tra le generazioni più giovani, verso la violenza omicida delle organizzazioni mafiose. Da questo sentimento è nato, nel 2004, il Comitato Addiopizzo, un movimento antimafia che si impegna principalmente sul fronte della lotta al racket delle estorsioni mafiose (il cosiddetto pizzo).
Sono stati i ragazzi di Addiopizzo Travel a guidarci nelle strade e nei luoghi dove la mafia ha più volte agito e dove si sono consumate alcune delle stragi più atroci. Questo ci ha fatto comprendere quanto sia stata e sia ancora dura la lotta per la legalità, che è costata la vita a persone come i giudici Falcone e Borsellino, il sacerdote don Giuseppe Puglisi o Peppino Impastato, figlio di un mafioso. Queste persone, e non solo loro, hanno dimostrato che la mafia ha creato un’organizzazione potente e indistruttibile là dove ha trovato nella gente debolezza, ignoranza e paura, e nelle Istituzioni indifferenza, se non anche complicità.
Il magistrato Giovanni Falcone che, insieme a Paolo Borsellino, ha lottato apertamente contro la mafia, mettendo in conto di poter arrivare a pagare con la propria vita, diceva: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”. La mafia, dunque, è un fenomeno complesso, che ha trionfato non solo grazie al consenso delle persone comuni ma, nei luoghi dove il suo potere è più forte, si è spesso sostituita allo Stato garantendo ordine, aiuto e protezione. Essa è cresciuta in parte sfruttando la sfiducia del Sud nello Stato visto come oppressivo.
La lezione fondamentale che abbiamo appreso da questa esperienza è che la lotta contro la mafia si combatte nella vita quotidiana, facendo il proprio dovere, senza paure e senza compromessi, non accettando azioni e comportamenti illegali. Esemplificativa in questo senso è la storia di Peppino Impastato che, pur essendo figlio di un mafioso, si è apertamente schierato dalla parte della legalità perdendo la vita ucciso dalla mafia, in un finto suicidio, in cui del suo corpo non è rimasto che qualche brandello. La madre, nonostante il lutto e il rischio per la propria vita, ha aperto la sua casa e si è esposta apertamente contro i mafiosi raccontando la storia del figlio Peppino.
Anche noi siamo chiamati, ogni giorno, a difendere la legalità nei comuni gesti quotidiani, nel compimento del nostro lavoro e nelle relazioni con gli altri. Sconfiggere la mafia significa soprattutto ripristinare una cultura della legalità in cui il rispetto delle regole porta ordine, pace e sviluppo.
Daniele Loche, III B Liceo scientifico