08 Mar
08Mar

La Giornata Internazionale dei diritti della Donna, più comunemente conosciuta come Festa della donna, ricorre l'8 marzo di ogni anno, ed è internazionale dal 1977, anno in cui l’ONU l'ha istituita. 

L’intento di recuperare dati attendibili relativi all’origine della celebrazione ha determinato la circolazione di alcuni racconti, come quello secondo cui la ricorrenza sia stata istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton, nella quale sarebbero state rinchiuse dai proprietari dopo aver reclamato con uno sciopero il diritto a condizioni di lavoro migliori e salari più alti. Le diverse ricostruzioni storiche proposte, sebbene inattendibili, sono accumunate dal medesimo sentimento di denuncia delle discriminazioni e violenze subite dalle donne e di rivendicazione dei diritti che sono sempre stati negati. 

In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922, l'iniziativa prese forza nel 1945, quando l'Unione Donne celebrò la Giornata della Donna nelle zone già liberate dal fascismo. Il simbolo di questa giornata è la mimosa, fiore che non divenne immediatamente emblema della ricorrenza: infatti, inizialmente, venne scelta la violetta, simbolo della sinistra femminista europea, ma Teresa Mattei (esponente del PCI ed ex partigiana) optò per la mimosa, pianta comune, economica e reperibile anche in campagna; inoltre germoglia in marzo. 

Crediamo che la conoscenza e la comprensione di questo lungo percorso storico non abbia ancora portato ad un punto definitivo di svolta, pertanto riteniamo necessario sollecitare delle riflessioni. Nel nostro crescere vogliamo sia fondamentale il tema del rispetto nel confronto delle donne come persone con diritti e doveri che superino le differenze di genere. Proprio alla nostra età l’educazione al rispetto prende forma e per questo abbiamo deciso di trattarlo nella speranza che sia un concetto che superi la giornata odierna e che diventi il vero tema della libertà delle donne e degli uomini.

Davide Massa, Matteo Salvagnolu e Andrea Arru, III D Liceo classico

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